Zweisamkeit (?)

Posted in Tiziana on 25 febbraio, 2009 by Tiziana

When we open ourselves
you yourself to me and I myself to you,
when we submerge
you into me and I into you
when we vanish
you into me and into you I
then
am I me
and you are you

R.M. Rilke

There was an excercise, when some years ago I took some acting classes, in which we had to experience the loss of balance, pushing ourselves till the edge of it, and then letting ourselves go.. the aim being experimenting the tension and relief of finding a more conscious, new balance. Dynamism and movement, courage, loss and finding, changing, touching.. life.

Da un’intervista a Valerio Mastrandrea, ieri: ‘Personaggi rigidi, aridi, mai pronti a farsi sconvolgere la vita dall’incontro con qualcun altro. Di queste persone qui, sono stufo, sono stanco: di loro non c’è più bisogno.’

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To the Lighthouse

Posted in Uncategorized on 1 febbraio, 2009 by Tiziana

… ‘it was not knowledge but unity that she desired, not inscriptions on tablets, nothing that could be written in any language known to men, but intimacy itself, which is knowledge’…

questo l’ha detto Virginia, non io… anche se l’ho sempre pensato.

Certe notti

Posted in storie on 29 novembre, 2008 by Tiziana

Certe notti, quelle che non c’è verso di dormire, tengo gli occhi stretti e cerco di non pensare.
E quando cerco di non pensare, penso. Di più.

Ecco, l’altra notte pensavo che in un mondo ideale, se non riuscivo a dormire, avrei allungato un braccio e abbracciato il mio amore. E l’avrei guardato dormire.

Certe notti sono così lunghe che la mattina saluto l’alba con liberazione. Sono le uniche volte che sorrido alla sveglia. Almeno è passata. Poi mi guardo allo specchio, vedo le occhiaie e penso che non è il giorno migliore per farmi vedere in giro.

Fa piacere, quei giorni, sentirsi poi dire che le occhiaie aggiungono qualcosa, fascino, profondità, al tuo viso. Ecco, gli avrei dato un bacio per aver detto questo, ma non si fa. E ho sorriso.

Cinema Universale

Posted in cinema, Firenze, storie on 18 novembre, 2008 by Tiziana

San Frediano, a cavallo tra gli anni 70 e 80, un cinema d’essai che faceva di media 300 spettatori a sera. Stamani alla radio parlavano del cinema Universale di Firenze. Non lo avevo mai sentito nominare, ma la storia mi ha affascinato.

La particolarità non erano i film – colti, sperimentali, d’autore – ma i personaggi in sala. In un botta e risposta tra platea e film sullo schermo gli spettatori interagivano molto ‘fiorentinamente’ con il film, la platea era rumorosa e seguire il film non era lo scopo principale. Pare che una volta qualcuno sia entrato in sala con la Vespa, e che il botta e risposta tra pubblico, cassiera e maschere fosse il succo dello spettacolo.
Raccontavano che alla domanda ‘ma che si fa stasera?’ fosse normale rispondere ‘ma, si va all’Universale!’
Il 12 novembre al Verdi di Firenze hanno presentato il documentario su quel cinema. Se fossi stata in Italia sarei certamente andata a vederlo.

Johnny Mad Dog

Posted in Africa, cinema on 25 ottobre, 2008 by Tiziana

Ieri sera ho visto Johnny Mad Dog al London Film Festival.
Che dire, un pugno nello stomaco, ma che pugno!
Il film e’ girato in Liberia con ragazzini non professionisti che fino a pochi anni prima combattevano nelle milizie irregolari, armate fino ai denti e senza freni, che terrorizzavano il paese. Convinti della loro immunità alle pallottole, riempiti di droga e esaltati da rituali tribali, andavano in giro con Uzi e Kalashnikov uccidendo con una ferocia priva di ogni freno morale.
Uno dei ragazzini ruba un vestito bianco da sposa che diventa la sua uniforme di guerriero, altri indossano caschi da motociclista o acconciature da mohicano o costumi da robot dei cartoni animati, e la violenza assume connotati ancora più grotteschi e inumani.
Il film, nella sua ferocia, è scritto, narrato e fotografato benissimo.

Il regista del film, Jean-Stéphane Sauvaire, ha creato una fondazione per sostenere i ragazzini-soldato.

Livornesi

Posted in musica, Toscana on 7 ottobre, 2008 by Tiziana

Questa dovevo assolutamente scriverla:

Paolo Virzì sta girando un documentario su Bobo Rondelli.

Boia deh.
Sono commossa.

Panchine

Posted in domande inutili, fatti e misfatti on 2 ottobre, 2008 by Tiziana

Panchina: sedile per più persone, di legno, pietra, ferro e sim., generalmente con schienale, che si colloca all’aperto [diz. Garzanti], dove ci si può sedere senza pagare, aggiungo io.

Ecco, per la serie “domande inutili”, mi chiedevo: ma perché di panchine nelle piazze ne mettono sempre meno? Pare che se uno si vuol mettere seduto all’aperto, debba per forza pagare e sedersi in un gazebo di un bar, che non è la stessa cosa. Lo spazio commerciale che si mangia quello sociale, direi.

Niente in contrario ai bar, ché se uno ha voglia di bersi o mangiarsi qualcosa, bene che ci siano. Ma è un po’ come per la spiaggia: va bene che ci sia il bagnetto super attrezzato, ma se io mi voglio sdraiare dove mi pare, liberamente, voglio anche la spiaggia libera.

Ta daaaa!

Posted in Londra, società, Tiziana on 12 settembre, 2008 by Tiziana

E dopo tanto, rieccomi in forma più che mai (si dice così vero?).
Pronta a scrivere nuove entusiasmanti riflessioni da questo lato del Tamigi. Che è quello di sotto, se vi chiedevate quale era.

Allora, sparo? Vado di palo in frasca però, avvertiti.

I programmi di cucina.
L’altra domenica la mia compagna di casa leggermente teledipendente accende la televisione su BBC2. Saranno le 11 e c’è un programma di cucina. Si vede una ragazza che prepara un pranzo, spiega le ricette vivacemente ma con cura, dosi, tempi di cottura…
Niente pubblico, niente “stacchetti” (che brutta parola), niente applausi finti, niente ospiti.
Capito dove sto andando a parare, vero?
Ecco, mi chiedevo, perchè in Italia ci sono le tagliatelle di nonna Pina, 100 persone di pubblico, e non c’è verso di avere una spiegazione consequenziale di una ricetta?

Marco Niada.
Non lo conoscevo, personaggio interessante. Ha fatto un po’ di tutto, in campo giornalistico, l’inviato di guerra, il commentatore economico, e da tanti anni è il corrispondente a Londra del Sole 24 Ore.
L’altra sera ero alla presentazione del suo libro, La nuova Londra.
Ha parlato a ruota libera per quasi due ore. Per chi lo consce, un tipo alla “Dringoli”, per capirci. Ossia di quelli indefessi, pragmatici, niente grandi sistemi filosofici, ma acuti. Ne sono uscita con qualche domanda e qualche spunto su cui riflettere.

Sull’Alitalia: perchè in Italia non si parla d’altro da mesi (anni?) quando qui avrebbero licenziato 8000 persone senza battere ciglio? Tradizione del lavoro diversa, certo, sindacati inesistenti, anche. Ma secondo me soprattutto il fatto che qui se perdi il lavoro non è una tragedia: c’è un’economia che supporta un ricambio veloce e, anche a fine carriera, il lavoro lo si ritrova.
Sull’immigrazione: un cittadino di Londra su tre è straniero. Buona parte dell’immigrazione che arriva qui è qualificata, la quasi totalità di quella che arriva in Italia, no. Nelle nostre università ci sono pochissimi studenti stranieri, l’immigrato fa quasi sempre lavori molto umili. Chiedendomene la ragione, pensavo a che possibilità di crescita e affermazione personale l’Italia possa offrire a chi emigra. Poche, così chi pensa di avere delle chanches, va a giocarsele altrove.

La metro
Qui avverto che potrei scrivere per ore, altro che “Un etnologo nel metrò”. Però a me questa cosa che in metro nessuno guarda nessuno, tutti leggono o ascoltano musica, mica mi piace. Come direbbe Benigni, ogni tanto mi verrebbe voglia di guardare qualcuno e dirgli “Che c’è???“. Il giorno che mi prende male, prometto che lo faccio.

On the road

Posted in Ghana, storie, viaggiare on 13 luglio, 2008 by Tiziana

Il Ghana e le strade.

La strada che da Accra porta a Beyin corre lungo la costa in direzione ovest, verso la Costa d’Avorio.
L’ultima volta che la feci era piena di buche, anzi direi che le buche erano circondate da un po’ di strada.
Frenare, evitare la buca (profonda!), ripartire zig-zagando, questo per circa sette ore, e alla fine si arrivava a Beyin.
Ora quasi tutta la strada è stata ben asfaltata, le macchine viaggiano veloci e mi dicono che gli incidenti d’auto siano all’ordine del giorno.
Dopo aver visto i sorpassi in curva, su dossi, alla cieca, ed i camion ribaltati ai lati della strada, non ho difficoltà a crederci.

La strada e i commerci

Le strade sono soprattutto luoghi di commerci: a chi viaggia si vendono frutta, verdura, dolci, gamberoni o piccoli animali cacciati nel bush come antilopine o grasscutters (grossi toponi edibili, pare).
In ogni centro abitato, i lati della strada diventano luogo di mostra e vendita di ogni tipo di oggetti, mobili, frigoriferi, computers e…. bare.

digressione: il Ghana e le bare
In Ghana i funerali sono eventi che mobilitano interi villaggi e le bare spesso riflettono il mestiere, i vizi o gli interessi del defunto.
Capita così di vedere bare a forma di banana (coltivatore), scarpa (calzolaio) o automobile (taxista) portate solennemente in processione.
E pare che adesso faccia molto figo quella a forma di telefonino, con tanto di antenna!

(to be continued)

Ghana

Posted in Ghana, storie, viaggiare on 10 luglio, 2008 by Tiziana

Appunti sparsi.

Accra
Torno dopo sei anni e qualcosa è cambiato. Da principio non so spiegarmi cosa, è più una sensazione che delle osservazioni precise.
Poi comincio a dargli forma: più negozi e meno mercati, più edifici “moderni”, un mega centro commerciale, meno commerci informali per le strade, più auto private.
Le canalette delle fogne invece sono sempre a cielo aperto, e l’odore è lo stesso di sei anni fa. Alloggio nel quartiere di Osu e la via principale del quartiere si chiama Oxford Street. C’è un po’ meno Africa e più Europa qui: locali aria-condizionati frequentati da stranieri e Ghanesi ben pasciuti, sushi bar dal design raffinato, quel genere di cose.
Forse la volta scorsa ero stata in quartieri più popolari, o forse davvero qualcosa è cambiato.

Ora che ci penso… anche la moneta è diversa e non c’è più bisogno di girare con borse di plastica piene (letteralmente) di soldi per pagare il conto del ristorante. Sei anni fa si pagavano conti da 100000 cedis con banconote da 1000 o 5000 cedis. E si passava mezz’ora a contare centinaia di banconote, tipicamente aiutandosi in 3-4 persone, quando si usciva dall’ufficio di cambio.

Venendo dall’Inghilterra noto cose che la volta scorsa non avevo notato: l’impronta coloniale che si mantiene nei prodotti in vendita. Pasticcerie che producono chelsea buns e fruit loafs come si trovano nei banchi di Londra, zucchero della stessa marca che compro al supermercato sotto casa, Barclays onnipresente (e unica).

Poi al momento di pagare il conto dell’albergo, una scena molto africana.
Chiediamo la fattura con l’IVA. Panico tra i tre ragazzi della reception. Estraggono il blocco delle fatture e cominciano a discutere, presumibilmente di moltiplicazioni e percentuali.
Compare una calcolatrice gigante, uno di loro, sudato, si allontana e si va a sdraiare su un divano. Gli altri continuano a fare conti che evidentemente non tornano. Telefonano, forse per chiedere aiuto.
Alla fine, venti minuti e svariati litri di sudore dopo, producono la fattura.
Possiamo partire per Beyin.

(to be continued….)

C’ era una volta in Africa

Posted in viaggiare with tags , , on 22 giugno, 2008 by Tiziana

E, dopo sei anni, speriamo ci sia ancora!

Sto parlando del mio forte preferito, Fort Apollonia, che dopo sei anni e svariate peripezie principalmente burocratiche, finalmente sto per rivedere.

Il forte diventerà un museo etnologico e del territorio, ma anche un centro comunitario dove gli artigiani potranno produrre, esporre e vendere i loro prodotti. E ci sarà anche un (credo ottimo, vista la ricchezza culinaria), ristorantino.
Il tutto in un forte inglese del ‘700 adagiato sulla spiaggia di fronte all’oceano.
Suona bene, vero?

Prima che tutte queste belle cose succedano il forte va però restaurato, ed ecco che qui arriva il mio contributo.
Intanto vediamo come sta a sei anni di distanza dalla prima visita, poi aggiorniamo il progetto di restauro e speriamo di essere pronti a iniziare i lavori tra pochi mesi, appena finisce la stagione delle piogge.

Il posto è fantastico, il turismo di massa qui non esiste, la ricchezza culturale è incredibile, ma data la povertà della zona, il rischio è che questi luoghi vengano abbandonati per mancanza di lavoro a favore delle città.
Valorizzare le ricchezze culturali e favorire la produzione di reddito in zone rurali – tramite un turismo culturalmente responsabile e la valorizzazione dell’ artigianato – dovrebbe aiutare a mantenere vive queste aree peraltro bellissime.

Insomma, sabato si parte, sistemati visti e vaccini vari, Africa arrivooooo……

Thought of the day

Posted in everyday life, Londra on 29 Maggio, 2008 by Tiziana

Da qualche settimana c’è qualche anima bella che la mattina scrive un “thought of the day” nella lavagna della mia stazione della metro, Oval.
Non so perchè ma credo sia l’omino che fa gli annunci, ha una voce così bella, da nonno del Mississipi.

All’inizio era partito sparando troppo in alto, con citazioni poetiche, ma troppo lunghe per la fretta della mattina.
Poi piano piano aveva calibrato la lunghezza e, nei 2 secondi che ci vogliono per arrivare dall’entrata ai tornelli, si leggeva agevolmente la massima del giorno.
Mi sono preoccupata la settimana scorsa, quando il thought of the day è sparito…. mi ci ero affezionata.
Poi ieri, è riapparso di nuovo, e mi ha fatto contenta.

Semplice, coinciso, diceva:
Always hold your head up, but be careful to keep your nose at a friendly level.

Come direbbe Troisi, ” mo me lo segno “!

Weird Britain

Posted in arte, surreale, Uncategorized, viaggiare on 5 Maggio, 2008 by Tiziana

Dungeness
Avanguardia artistica, capanne di pescatori e una centrale nucleare su una straniante distesa di ghiaia.

Si arriva a Dungeness da una strada che taglia una zona molto verde, la Romney Marsh, piena di piccoli corsi d’acqua, con fienili in mattoni e tante pecore.
Poi improvvisamente il paesaggio cambia e la strada si allunga su una distesa di ghiaia senza fine, “shingle”, lunare.
Sulla sinistra il mare rimane nascosto dalle dune di ghiaia, con pescherecci tirati in secca, relitti, macchinari mangiati dalla ruggine, capanni cadenti di pescatori.
Sulla strada si alternano cottages di legno scuro e finestre rosse, gialle, e roulottes di acciaio a forma di uovo spaziale.
Vari tipi di cespugli spinosi hanno colori vivaci ed emettono odori pungenti o dolci… dipende.

Derek Jarman, uno scultore e regista d’avanguardia, trascorse qui gli ultimi anni prima di morire.
Il suo cottage nero e giallo è circondato dalle sculture fatte con quello che il mare lasciava sulla riva. Immagino la cura amorevole con cui gli amici e vicini si prendano tuttora cura delle opere, così fragili e soggette alle bizze del tempo, senz’altro inclemente.
Alcune ironiche, sarcastiche, totemiche, altre semplicemente poetiche, completano l’aria surreale del posto.
Sullo sfondo dei cottages, due fari e due centrali nucleari, grigie ed incombenti.

Cammino verso il mare e discendo le dune di ghiaia.
La bassa marea lascia umida una larga striscia di sabbia, mi guardo indietro, verso terra, e vedo i pescherecci sulla cima della collina di ghiaia.
Mi mangio le mani per non aver portato la macchina fotografica con me. E’ un luogo che sento di amare all’istante, desolato, lontano, deserto e bellissimo.

Soy Cuba/3

Posted in Cuba, viaggiare on 27 aprile, 2008 by Tiziana

Mojito
Ricetta rubata guardando il barista della Pasteleria Francesa, la Havana.

Ingredienti:
rum
zucchero
limonata frizzante
menta fresca
ghiaccio

Preparazione:
In un bicchiere da whiskey mettere 2 cucchiaini di zucchero sul fondo, poche foglioline di menta (2 o 3) e un dito di limonata.
Pestare appena con un pestello di legno, aggiungere ancora limonata e un bel rametto di menta e pestare energicamente un po’ più a lungo di prima.
Aggiungere qualche cubetto di ghiaccio e versare il rum fino a riempire il bicchiere.
Aggiungere un ramettino piccolo di menta a guarnizione e un paio di cannucce.
(Sì, perché il divertimento è rimestare il mojito con la cannuccia, prendendosela comoda!)

disclaimer: questo post è stato scritto sotto l’ effetto della suddetta bevanda… siate comprensivi in caso di errori!

Soy Cuba/2

Posted in Cuba, politica, Uncategorized, viaggiare on 27 aprile, 2008 by Tiziana

Socialismo ed esclusione.

Le spiagge dei cayos sono esclusivamente per i turisti.
Mi spiego meglio: le isole di fronte alla costa nord di Cuba sono proibite ai cubani e la polizia controlla i passaporti come se fosse una barriera doganale.
E in un certo senso lo è, visto che dopo averla passata non sembra più nemmeno di essere a Cuba: la lingua ufficiale magicamente diventa l’inglese, tanto che anche il personale locale – visto che camerieri, giardinieri o facchini sono i soli cubani a cui è permesso entrare – risponde in inglese se ci si rivolge loro in spagnolo.
La clientela è soprattutto canadese ed, in piccola parte, europea. Scambio un paio di parole con dei ragazzoni canadesi e una luce di interesse si accende nei loro occhi quando dico loro che siamo di ritorno da un giro di 2000km attorno all’isola. Non sono assolutamente degli stupidi, magari è solo gente che scappa dai -20° di Montreal, ma mi pare comunque incomprensibile che della gente desideri passare 10 giorni a Cuba e …. NON VEDERE CUBA!

Socialismo dicevo… Ci sono ovviamente delle spiegazioni per questa scelta politica e -soprattutto- economica.
Dicendola in parole povere, Fidel si è ritrovato improvvissamente con le chiappe per terra dopo la caduta dell’ URSS. Chiusa la principale fonte di scambi commerciali e denaro, per dieci anni Cuba si è dovuta re-inventare un’economia dal nulla. Trovare nuovi partners commerciali, intessere nuove alleanze politiche e, soprattutto, aprirsi al turismo per garantirsi un flusso di denaro sufficiente a mandare avanti la baracca.
Ok, fino a qui ci siamo.
Ma perchè escludere la popolazione da una parte non trascurabile di territorio in un paese che si dice socialista? Propongo due possibili ragioni: per nascondere i lussi dei resorts a una popolazione che vive dignitosamente ma in povertà, e quindi cercare di prevenire rivendicazioni da una popolazione assetata di benessere, gadgets e comodità. Secondo, venire incontro a probabili richieste delle compagnie estere che investono sui resorts e che vogliono garantire vacanze senza rischi, scocciature o anche solo incognite ai propri clienti… boh, mi pare più plausibile la prima spiegazione.
Fatto sta che chi ha lottato per la rivoluzione si rivolterebbe nella tomba se vedesse.

Soy Cuba /1

Posted in Cuba, storie, viaggiare on 22 aprile, 2008 by Tiziana

Antonio.
Settantenne manovale di Santiago, esce dall’ufficio postale con il guiro sotto braccio e ci conquista con la sua vivacità caraibica – la gestualità, il sorriso – e la sua incredibile cultura, passando dalla Vergine delle Rocce a Paco de Lucia, dalla poesia cubana a Garcia Lorca. Antonio guarda al futuro, vuole visitare l’Europa e lo dice con la naturalezza con cui lo direbbe un ventenne curioso. La mattina successiva è in piazza con gli amici a suonare, bello nella sua camicia arancio, il sorriso largo e l’immancabile guiro.

La ragazza a cui piace l’informatica.
Sulla strada per Bayamo diamo un passaggio ad una ragazza.
Lei, mi sfugge il suo nome, è una ragazzina di venti anni, minuta, occhi acuti e intelligenti. Sulla strada per casa ci parla con orgoglio di sua figlia di un anno, del suo impegno a tempo pieno verso di lei, degli studi interrotti un anno prima del’università. Le piace l’informatica e vorrebbe ricominciare a studiare, magari a settembre. La portiamo a casa per una strada sterrata in mezzo ai campi, si scusa per la povertà e ci invita ad entrare per farci vedere la bambina. Sa esattamente quale è la sua condizione, sa che vorrebbe altro – studiare, avere una vita diversa – e le stride negli occhi il contrasto con quello che ha intorno.

Il tassista dell’Havana.

“Dice” che Fidel abbia cinque case, “dice” che si sposti dall’una all’altra, “dice” che la sua malattia l’abbia trascorsa in una delle case, o forse altrove. Pare che quello che riguarda Fidel sia tutto un “dice”: le condizioni di salute negli ultimi due anni, gli incontri con Chavez e altri statisti.
Di lui non si sa quasi nulla, le notizie estere non circolano, la stampa estera non arriva, eppure “loro” sanno dove chiunque passi ogni singola giornata.
Sulla strada per la villa di Hemingway alla periferia est dell’Havana, il tassista ci parla di come a Cuba si viva nel passato. Gli stessi personaggi al potere dagli anni cinquanta, il sogno della rivoluzione diventato mantenimento del potere politico, la mancanza di una nuova generazione in grado di guidare il paese dopo l’imminente scomparsa della vecchia guardia.
In una libreria del centro fotografo il banco delle “novedades”: scritti di Fidel, una biografia di Lenin, un epistolario degli anni quaranta. Non è difficile dargli ragione.

Ma la gente, che fa?

Seduti nelle piazze, a passeggio senza fretta, chiacchierando per le strade, ma – apparentemente – non a lavorare.
Enzo, trasferito a Cuba dalla Toscana, dice che la gente è a spasso perché fondamentalmente non c’è economia. Anche avendo soldi, non c’è come spenderli: i cubani non possono acquistare una macchina o una casa, per dire.
L’economia – ci sia o non ci sia – è comunque a doppio binario: esistono due monete che viaggiano parallele, il CUC, parificato al dollaro, e la Moneda Nacional – il peso cubano – con cui i cubani vengono normalmente pagati.
Un medico o un insegnante ricevono circa 400 pesos cubani al mese, 20 dollari. Se vogliono andare a cena in un ristorante o comprarsi dei vestiti, devono pagare in CUC, diciamo 8 CUC per una cena economica o 5 CUC per una maglietta. Viceversa, l’affitto della casa, l’acqua e la bolletta della luce, non arrivano insieme a 5 CUC al mese, perchè si pagano in Moneda Nacional. Quello che succede è che, chi non ha entrate in CUC, è in condizioni di dignitosa sussistenza.
Conseguentemente la società si divide in “poveri mortali”, che vivono in moneda nacional, “chi se la passa bene”, avendo a che fare con i turisti e quindi ricevendo entrate in CUC e i “privilegiati”, funzionari governativi e rappresentanti dell’elite politica che, oltre a non avere problemi con i CUC, dispongono di libertà individuali – possibilità di viaggiare a piacimento, per esempio – inaccessibili agli altri.
Va da se che chi può ed ha inventiva, lasci l’impiego da medico o insegnante e vada a fare il tassista o il micro albergatore.

…. continua

Io parto…

Posted in Tiziana, viaggiare on 19 marzo, 2008 by Tiziana

Insomma, levo le tende, alzo le chiappe, abbasso il bandone, faccio il Baglioni… mettetela come vi pare ma per due settimane, qui, siamo chiusi per ferie.

E mica si può sempre lavorare!
Ciaaaooo

Mi piace votare

Posted in politica on 25 febbraio, 2008 by Tiziana

Votare è un diritto conquistato con fatica, e a me piace esercitarlo.
Ecco perché voglio votare anche per il sindaco di Londra, visto che qui è possibile.
Basta infatti avere più di 17 anni, essere residenti a Londra e provenire da uno dei paesi EU o Commonwealth.
Quindi voto!

Viceversa, votare il 13 aprile in Italia, cosa che farò comunque per il suddetto principio che votare è un diritto, mi fa solo arrabbiare.
Possibile infatti che si viva in un paese con una legge elettorale del piffero che permette a un micro-partitino che non rappresenta nessuno (sì Mastella e simili, parlo di voi) di tenere in scacco un governo?
Possibile che le politiche che ne vengono fuori siano sempre politiche di compromesso?
Possibile che si debba fare i conti con tutti su tutto?
…. uhm, si, possibile.

Night

Posted in storie on 9 febbraio, 2008 by Tiziana

Così… un esperimento.

Si, lo so che non si legge niente.
Il testo comunque era questo:


Metto gli stivali, cappotto sulle spalle.

Esco per una passeggiata notturna.

Depositi del gas…
stranamente romantici.
Decadenza e bellezza, credo.

Cammino lungo la riva.
Gennaio, nessuno intorno.
Mi chiedo che effetto faccia essere inghiottiti dal mare.

Suoni e fiori elettrici mi attirano sotto il ponte della ferrovia.
Un crepitante cuore solitario riscalda anime disorientate.

Fissità, la solita fissità dell’ultima dose di psicotox.
Non ti puoi muovere, ma il cervello ancora registra ogni singolo dato, ogni singolo respiro…

E visioni, ognuno perso nel suo incubo.

Tutto comincia a confondersi.
Che strano, era così chiara stanotte….

Wasn’t me!

Posted in everyday life on 6 febbraio, 2008 by Tiziana

Lo so, non si sparisce così per un mese. Senza salutare.
Ma con un trasloco di mezzo e venti giorni senza internet non c’era molto altro da fare. Perdonata?

Nel frattempo si prendono lezione di arte (qui) con i colleghi, si socializza con la nuova compagna di casa (socievole, simpatica, il contrario dell’orso di prima), si va a concerti, si pensa alle prossima vacanza, ci si arrabbia per le prossime elezioni (perchè, dico, perchè??).

Ah…. si lavora, anche!