Hastings, agosto 2007.
Dopo una settimana a camminare controvento su un molo pericolante coperto di cacche di gabbiano e cadaveri di piccione, dopo le sere passate in un caravan con la moquette nel bagno e le tendine a fiorellini, ho talmente tante cose da raccontare che questo post lo devo dividere in capitoli, quindi:
1. I caravan e le tendine
Ero preparata al peggio, giuro… quando ho saputo che avremmo alloggiato ad un campo vacanze, ma dopo aver ricevuto la carta d’ingresso a forma di tigre ed aver girato la chiave del caravan ho avuto un momento di sconforto:
moquette rosso mattone ovunque, bagno incluso, porte bianche in pura plastica 100% ma serigrafate a rilievo con venatura effetto-legno, divani a fiori giganti, tendine con i drappi in tinta col resto e finto camino sormontato da specchio con cornice effetto legno dorato. Senza parole, troppo davvero.
La minimalista che c’è in me ha tentato di strangolarsi con il cordone delle tende, ma purtroppo essendo di plastica non ha tenuto.
Il posto è per famiglie, normali famiglie inglesi un po’ più grasse, tatuate e piercingate della media, assecondate nei gusti da un negozio interno che vende una selezione completa di patatine, bibite e cibi pronti delle peggiori marche.
La zona “divertimenti” si distingue per la presenza di macchinette mangiasoldi, che rumorose e piene di lucine attraggono i bambini parcheggiati da genitori che guardano le partite di calcio su un megaschermo, giocano a freccette e bevono birra.
I caravan sono in vendita, nel qual caso da ospiti si diventa “owners” ed i cartelli sparsi per il campo sottolineano “ownership, a way of life” o “join owners exclusive, get unique privileges”.
In generale quello che si propone alla working class inglese è un sogno borghese fatto di tendine e caminetti, il “come a casa lontano da casa” nell’idealizzazione riprodotta in plastica del cottage di campagna.
Per la cronaca…. tutto esaurito.
2. A lady of a certain age, Hastings e il suo molo
Nella seconda metà dell’800 si costruirono in Gran Bretagna diverse decine di “pleasure piers“, estensioni sul mare di passeggiate cittadine e comodo approdo per le navi a vapore, eleganti e leggere architetture in ferro.
Hastings pier è uno di questi, ma oggi non rimane quasi niente dell’originale aspetto del molo. Allargato a partire dal 1917 in piena prima guerra mondiale, perse nel corso del ‘900 l’elegante padiglione in stile indiano per acquistare durante il secolo una scomposta massa di edifici, culminati recentemente in una bingo hall con una facciata di pessimo gusto.
Sulla lunga promenade di fronte al pier resistono ancora le eleganti pensiline anni’30, perfettamente moderniste, elegantissime.
Mecca del rock negli anni ’60 e ’70, il padiglione terminale ha ospitato storici concerti di Pink Floyd, Rolling Stones, Jimi Hendrix, Sex Pistols, The Clash ecc. con duemila persone saltellanti sulle decrepite strutture sottostanti…. da brivido, se penso a quello che ho visto questi giorni.
Quello che sono andata a fare infatti sul molo è stato un esame di tutte le strutture, che mi ha visto atleticamente spalmarmi a pancia sotto sulla punta estrema del molo, addentrarmi nelle sale chiuse fra piccioni morti e cacche varie, svegliarmi all’alba per sfruttare la bassa marea e zompettare allegramente fra i molluschi attaccati alle colonne di ghisa,… wow
Devo però ammettere che la parte più faticosa è stata resistere tutta la settimana alle tremende musichette che venivano dalla sala bingo: lambada e gipsy king, principalmente 🙂
A lady of a certain age, è l’impressione che ho avuto dal molo e dalla cittadina: una gloria passata che diventa la malinconica ombra della miseria presente fatta di belle facciate scrostate sul lungomare, gloriosi palazzi anni ’30 tristemente abbandonati e un molo che dopo gli anni migliori se ne sta precariamente ad aspettare che qualcuno trovi i soldi necessari per rimetterlo in sesto…e oh se ce ne vogliono.